Si,
in effetti una lingua (se non è morta) è in continua evoluzione.
Questa
è una conseguenza dell'evoluzione del popolo o popoli che usano
quella lingua. Da sottolineare che per evoluzione non si deve
intendere solo e soltanto il progresso tecnologico, ma anche il
progresso sociale. Ogni lingua, evolvendosi, ha tre fenomeni:
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perde l'uso di determinati vocaboli;
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acquisisce nuovi vocaboli;
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viene modificato il significato di determinati vocaboli.
Faccio
un esempio per tutti e tre i casi.
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Perdere l'uso di vocaboli: tempo fa si diceva "giuoco",
oggi quel termine non esiste più ed è stato soppiantato da "gioco";
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Acquisisce nuovi vocaboli: ai tempi delle brigate rosse fu coniato il
termine "gambizzare";
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Viene modificato il significato di determinati vocaboli: fino alla
seconda guerra mondiale il termine "dittatore" non era
dispregiativo, ma era usato come opzione alla parola "Re"
(Vittorio Emanuele III era il dittatore italiano).
Da
questi pochi esempi si evince che spesso è volentieri l'origine
(etimologia) di una parola non coincide con il significato attuale
perché, nel tempo, è accaduto il terzo fenomeno a quel determinato
vocabolo.
Un'altra
cosa da dire, per fugare ogni dubbio, è che per la prima legge
dell'economia linguistica non possono sussistere (nella stessa
lingua) due parole identiche. Ad esempio la parola "ghiaia"
e "breccola" hanno lo stesso identico significato, ma non
sono identiche: la prima è una parola della lingua italiana, mentre
la seconda è dialetto romano.
Questo
processo evolutivo della lingua continua fino a quando c'è qualcuno
che la usa: il latino non è più usato e quindi non ha nessun
processo evolutivo.
Ecco
perché ho specificato, all'inizio, che la lingua non dev'essere una
lingua morta.
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