Rispondere
a questa domanda è molto semplice: direttiva obbligatoria europea.
Però
questa risposta non è soddisfacente perché, innanzitutto non spiega
il motivo di tale direttiva, e poi non spiega esattamente cosa ha
comportato un cambio di questo tipo.
Oggi
(2018) tutti sanno cosa ha significato un cambio di moneta, ma non
tutti lo hanno compreso.
Incominciamo
con l'esaminare il perché di tale cambiamento. Fin da quando nacque
il M.E.C. (Mercato Europeo Comune) tutti gli europeisti dei sei stati
fondatori (Italia, Francia, Germania, Olanda, Lussemburgo e Belgio)
hanno sempre visto ed esposto l'importanza di una moneta unica: una
moneta unica permette una maggior cooperazione tra i vari stati e ciò
avrebbe favorito l'integrazione dei vari popoli (il denaro è il
secondo motore del mondo) e sarebbe stato l'inizio per creare una
terza coalizione (all'epoca esistevano la N.A.T.O. e il Patto di
Varsavia) che avrebbe fatto da ago della bilancia.
Il
primo esperimento di moneta unica fu l'UCE che nacque nel 1975 e
morì nel 1979. Questa moneta fu totalmente virtuale. Il secondo
esperimento (nato nel 1979) fu con l'E.C.U. (European Currency Unit
- Unità di Conto Europea). Anche questa moneta ebbe vita breve, ma
furono comunque creati alcuni documenti in ECU (ad es. traveler's
cheque) e gettò le basi per la creazione dell'Euro. Con la creazione
dell'Euro fu definito un coefficiente di cambio (in Italia è di £.
1.936,20, quindi è il valore di €1,00), venero stampate banconote
e coniate monete. Inoltre ci furono due mesi (in tutti gli stati
membri) in cui c'era la doppia valuta: gli euro e la moneta locale
(in Italia la lira). Decorso tale termine le varie monete locali
ebbero solo un valore numismatico per i collezionisti.
Questa
è la storia, ma, come in ogni storia, esistono anche i retroscena.
Prima dell'euro per viaggiare da un paese europeo (facente parte
della Comunità Europea) all'altro si dovevano effettuare vari cambi
di valuta. Ciò comportava una perdita di denaro che avrebbe limitato
la voglia di girare l'Europa. Infatti, oltre alle tasse per i cambi
valuta, i tassi di cambio (soprattutto nei confronti della lira)
erano troppo oscillanti e troppo onerosi (la lira era sempre
svantaggiata). Oltre alla questione turistica, lo stesso problema, si
riscontrava con le importazioni e le esportazioni: non tanto
nell'Europa (c'era una sorta di "favoritismo" economico
facendo parte dell'Europa) quanto nel resto del mondo a cominciare
dagli Stati Uniti d'America. Con l'introduzione dell'euro all'interno
dell'Europa il turista avrebbe incontrato solo la differenza di costo
dello stesso articolo a seconda del paese in cui andava, ma
nient'altro. Sulla questione delle importazioni e esportazioni
europee c'è stato comunque un miglioramento (come detto la lira non
era una moneta forte e soggetta ad una forte svalutazione annua).
Mentre sui mercati extra europei presentarsi con una moneta forte e
usata in vari stati (allora erano solo 12 mentre oggi sono 24) ha
sicuramente giovato ai rapporti di esportazione e importazione.
Purtroppo
una pecca all'interno dell'Italia c'è stata; molti commercianti
disonesti (sia produttori che gestori di vendita al dettaglio) hanno
giocato sul tasso di conversione "arrotondandolo" a £.
2.000. Così facendo si è avuta un'impennata dell'inflazione ed una
sensibile diminuzione dei consumi. Fortunatamente il fenomeno fu di
breve durata (molti esercizi commerciali hanno chiuso per mancanza di
clienti).
Per
non parlare di politica (questo blog vuole essere apolitico,
apartitico e aconfessionale) non spiegherò cosa comporterebbe
ritornare alla lira: spiegare i vari effetti significherebbe
attaccare le idee politiche di uno o più schieramenti politici.
Quindi,
passare dalla lira all'euro non può che aver giovato all'Italia:
abbiamo una moneta molto forte in tutti i mercati e, soprattutto, che
è molto competitiva con il dollaro statunitense (1 euro vale poco
più o poco meno di 1 dollaro).
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