È
da poco stato riconosciuto come patologia, ma esiste.
È
paragonato come la dipendenza dal gioco d'azzardo.
Le
cause che possono portare a questo problema sono due.
La
prima dipende dal datore di lavoro.
Lo
stesso datore di lavoro è affetto da questa patologia e non ne è
consapevole. Questo datore di lavoro pretende, dal dipendente, lo
stesso impegno, o quasi, che lui stesso mette nel lavoro. Questo
datore di lavoro non esegue questa pressione con malignità, anzi lo
fa proprio perché tiene e/o crede in quel dipendente. Quindi cerca
di educarlo ed istruirlo in modo tale che possa essere "bravo"
come lui. Il dipendente ha due possibilità: accettare queste
imposizioni o rifiutarle. Accettarle significa farsi contagiare dal
mal di lavoro. Non accettarle significa rimanere sani, ma non
lavorare.
La
seconda causa è, invece, molto più personale: dipende dallo stile
di vita che una persona vuole adottare. Ci sono persone che lavorano
moltissime ore al giorno, tutti i giorni e che considerano le ore di
riposo, i giorni di riposo e le ferie tempo perso. Magari queste
persone non hanno famiglia e quindi devono riempire la loro vita in
qualche modo oppure, proprio perché hanno famiglia, lavorano
moltissimo (troppo) per dare alla famiglia più denaro possibile.
Come ho detto è una scelta di vita.
Queste
persone, nel migliore dei casi, dicono che si riposeranno quando
andranno in pensione (se ci arriveranno) oppure, nel peggiore dei
casi dicono che si riposeranno quando moriranno (il che avverrà
molto presto).
Le
note inserite nelle parentesi possono sembrare delle battute, ma non
lo sono. Infatti le persone malate di lavoro vanno incontro ad una
morte prematura perché lo stress (fisico e/o mentale) derivante dal
lavoro, a lungo andare, ha delle ripercussioni sul sistema nervoso
molto gravi. Il riposo è fondamentale per poi essere sempre carichi
e dare il meglio di sé in qualsiasi ambito (a tale proposito si può
leggere il post "È importante il riposo?").
Qualunque
sia la causa esiste un unico rimedio: una terapia psicologica. Visto
che il male non è fisico, ma psichico, anche il rimedio non può che
essere psichico.
Purtroppo,
proprio per questo motivo, è difficile che persone affette da questo
disturbo se ne rendano conto e si facciano curare, perché non
pensano sia una malattia e/o perché pensano che non sia nulla di
grave.
Inoltre
la terapia non da subito i suoi frutti. Ci vuole del tempo che varia
a seconda del soggetto: ci possono volere mesi o anni. Sicuramente
non è una cosa che si risolve in settimane o addirittura giorni.
Anche per questo non tutti decidono di farsi curare: non possono
perdere tempo perché devono lavorare.
In
pratica queste persone non lavorano per vivere, ma vivono per
lavorare.
Non
bisogna però confondere la persona gran lavoratrice con la persona
che è malata.
Infatti
la persona gran lavoratrice non considera assolutamente tempo perso
le ore o o giorni di riposo: anzi non aspetta altro che questi
periodi per, finalmente, riposarsi e godersi i frutti del suo lavoro.
Inoltre queste persone dedicano il loro tempo libero, oltre al
riposo, anche ad altre attività ricreative per il corpo e per la
mente e, per chi ha famiglia, alla famiglia.
Potrebbe
sembrare che queste persone abbiano un alto rischio di ammalarsi di
mal di lavoro, ma non è così: hanno altre cose da fare (doveri e
non) durante il tempo libero.
Concludendo,
il mal di lavoro esiste e l'unico rimedio è una percorso psicologico
molto lungo.
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