Di
qualunque organizzazione si faccia parte esiste sempre un capo ed un
sottoposto.
L'esempio
più classico è nelle forze armate: esiste il sergente, il capitano,
il colonnello, ecc. e la truppa.
Ma
anche nella vita civile è la stessa cosa: in un posto di lavoro
esiste il capo squadra, il quadro, il dirigente, ecc e l'impiegato
semplice.
Stessa
cosa accade in un gruppo di amici: esiste il leader, gli altri membri
e quello che viene definito “soggetto”.
Quindi
in qualunque ambito ci si pone ci sarà sempre una persona che
comanda o dirige e chi viene comandato o diretto.
Prima
di continuare avverto il lettore che prenderò, per facilità di
spiegazione, esempi riferiti all'ambiente militare ribadendo che tali
concetti non sono propri di tale ambiente.
Può
accadere che il comandante non è detto che sia un buon comandante.
Ma
allora come mai il sottoposto o i sottoposti non si ribellano se non
in determinate situazioni (guerre civili, colpi di stato, ecc.)?
Cos'è che frena il comandato dal disubbidire?
In
questo ambito (militare) l'unica motivazione è la sicurezza di
essere puniti o anche di essere sottoposti al carcere militare.
Se
un qualsiasi sottoposto non ubbidisce a un ordine di un qualsiasi
superiore finisce davanti alla corte marziale con l'imputazione di
ammutinamento o insubordinazione, a meno che non si tratti di un
ordine che va contro un altro ordine superiore precedentemente
imposto oppure che vada contro una qualsiasi legge scritta.
Ma
se invece il comandante è un buon comandante perché ubbidirgli?
I
motivi fondamentali sono due.
Uno
è la stima. Quando si è comandati da una persona che si stima per i
più svariati motivi non ci passa neanche per l'anticamera del
cervello di non eseguire un determinato ordine. Ci può pesare
eseguirlo oppure potremmo non capire il motivo di un tale ordine, ma,
comunque, lo si esegue senza troppi problemi.
Lo
si esegue perché si crede in quella persona e ci fidiamo: se ha dato
un determinato ordine ci sarà un motivo valido.
Poi
generalmente persone che godono di una certa stima spiegano quasi
sempre il motivo delle loro direttive: questo non fa altro che
rafforzare il rispetto dei propri subalterni perché gli viene
spiegato il motivo di una certa direttiva.
Il
secondo motivo è il bisogno di avere una guida.
In
alcuni film di guerra capita abbastanza spesso che un subalterno
chiede al proprio comandante cosa deve fare con una frase del tipo
“Comandante mi dia un ordine.”.
Questo
può anche essere un trucco dello sceneggiatore per mantenere vivo
l'interesse del pubblico, ma viene tratto da un fatto reale.
La
necessità di una persona di avere una guida, quindi di un
comandante, può dipendere dal fatto che la persona stessa sia
caratterialmente debole oppure dal fatto che la persona stessa non
sappia realmente cosa fare e, quindi, si rivolge a colui che dovrebbe
avere le conoscenze necessarie per intraprendere la migliore azione
in quel momento.
Questo
ci riporta al punto precedente: credere e avere fiducia nel proprio
comandante.
Se
eliminiamo la questione della stima verso un proprio superiore
andiamo a finire nello scenario, molto comune, dove esiste un regime
totalitario, dispotico e tirannico.
In
paesi dove esiste un tale regime c'è uno scenario ricorrente: se
l'ordine emanato non viene eseguito o non viene eseguito come si deve
si provvede all'eliminazione fisica del comandato.
Quanto
questo accade si è certi di due cose:
-
il regime si basa solo sulla legge del più forte;
-
tale regime è destinato ad una fine abbastanza veloce con un certo spargimento di sangue: basta vedere le varie rivoluzioni.
Proprio
su quest'ultimo vorrei porre l'attenzione onde non essere frainteso.
Anche
prima ho affermato che se manca la fiducia nel proprio comandante si
arriva ad un rivoluzione et simili.
Ciò
è vero, ma deve concorrere anche un altro fattore oltre alla
sfiducia: il livello di esasperazione molto alto che, se vogliamo,
possiamo anche chiamare disperazione.
Infatti,
se andiamo ad esaminare una qualsiasi rivoluzione interna ad uno
stato troviamo sempre due fattori comuni: l'incredulità del popolo
nei confronti dei governanti e l'esasperazione molto alta per
condizioni di vita non ottimali.
Anche
per questo, anche se il comandante non gode più o non ha mai goduto
della stima dei suoi sottoposti non è detto che venga destituito da
questi ultimi.
Concludendo
la gerarchia di comando esiste in qualsiasi organizzazione e non solo
in quelle militari. Tale gerarchia è assicurata dalla stima e dalla
fiducia che il sottoposto e/o i sottoposti ripongono nel proprio
comandante.
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