Esaminiamo
la seguente frase:
Uovo
sega transistor persona nazione mare cane ingegnere fuggire
automobile evento.
Ora esamiamo questa:
Cena
vado fuori del sera domani dottore la con figlia a.
Ed
infine esaminiamo la prossima:
Domani
sera vado a cena fuori con la figlia del dottore.
È palese dire che
l’ultima frase è l’unica con abbia un senso comprensibile,
eppure tutte e tre esprimono lo stesso significato.
Infatti, nella prima
frase basta sostituire un vocabolo con un altro (ad es. “uovo”
con “domani”, “sega” con “vado”, ecc.) ed ecco che
abbiamo la traduzione dell’ultima frase.
Nella
seconda frase basta cambiare l’ordine delle varie parole (ad es.
“cena” come quinta parola, “vado” come terza parola, ecc.) ed
ecco che abbiamo come risultato sempre la terza frase.
Sembra un gioco di parole
o un rebus, ma in realtà è quello che succede con moltissime
persone.
Ci sono persone che usano
arbitrariamente una parola al posto di un’altra oppure che cambiano
arbitrariamente il posto delle parole all’interno della frase.
Un esempio pratico del
primo caso potrebbe essere “imparare” al posto di “insegnare”
o anche usare “assolutamente” come negazione.
Un esempio del secondo
caso potrebbe essere “il sole giallo è” invece di “il sole è
giallo”.
Queste storpiature della
lingua non sono presenti solo nella lingua italiana, ma in tutte le
lingue del mondo.
Ciò porta ad una
incomprensione anche su cose molto banali. Questo concetto è di per
se banale, ma non sempre è scontato.
Ma da cosa deriva un uso
arbitrario delle parole o, se vogliamo, infrangere le varie regole
semantiche e grammaticali?
Ovviamente
dall’ignoranza di alcune persone. Detto questo è facile pensare a
persone che hanno un basso livello culturale, ma non è sempre così:
esistono tanti esempi in cui persone con un alto livello culturale
commettono detti errori.
Ma se questo verificarsi
di cose non dipende (almeno non sempre) dal livello di istruzione da
cosa può dipendere?
Un
altro motivo potrebbe essere l’estrazione sociale e di conseguenza
l’ambiente in cui determinate persone vivono o hanno vissuto.
Purtroppo anche in questo
caso esistono moltissimi esempi che invalidano questa tesi.
E
allora qual’è il motivo maggiore?
Semplicemente la
mentalità di ogni persona.
Ognuno di noi, arrivato
ad una certa età, è in grado di poter discernere ciò che è giusto
da ciò che è sbagliato.
Sembrerebbe
logico che chiunque sceglierebbe ciò che è giusto. Ma se così
fosse non starei qui a scrivere questo articolo: non scrivo articoli
su ciò che non esiste.
Ci sono un certo numero
di persone che scelgono di continuare a sbagliare o di iniziare a
sbagliare.
Il
motivo di questa scelta apparentemente illogica, proviene da un’unica
cosa: pigrizia.
Infatti,
parlare bene ed in modo comprensibile comporta un certo spreco di
energia psichica: ricordarsi il significato dei vari termini e le
varie regole grammaticali per poter esporre un qualsiasi nostro
pensiero.
Ovviamente questo sforzo
non è tangibile perché si è abituati fin da piccolissimi a fare
una cosa di questo genere. Ma comunque esiste.
Ecco
che alcune persone hanno, temporaneamente o permanentemente, una
forza di volontà minore e “cedono” e, quindi, si esprimono come
gli viene meglio.
Però attenzione: avere
poca forza di volontà non è una patologia, non ci si nasce e non ci
si diventa.
Semplicemente
la nostra energia psichica è incanalata verso altre direzioni: le
preoccupazioni che tutti possiamo avere quotidianamente possono
essere un valido motivo di spreco di energia psichica.
In alcuni casi questo
sperpero di energia psichica porta anche ad un esaurimento nervoso,
ma nella maggior parte dei casi porta ad indolenza in determinati
campi: primo fra tutti il linguaggio.
Anche in questo caso ci
sono varie “gravità” di indolenza sul linguaggio.
Riprendendo gli esempi
fatti prima ci sono persone che usano dei termini come più gli pare
e piace (una grande indolenza) e ci sono persone che non rispettano
le regole grammaticali (una piccola indolenza).
In ogni caso generano
confusione e non comprensione tra le varie persone.
Ma visto che il nostro
cervello è tanto “strano” si troveranno persone che gli farà
comodo esprimersi in un modo piuttosto che in un altro.
Anche se oggi esiste la
globalizzazione e quindi la conoscenza grammaticale e semantica di
una lingua è basilare, ci sono moltissime persone che hanno una
visione molto limitata dell’universo che arriva solo a pochi
chilometri di distanza. Inoltre le persone che frequentano sono
sempre le stesse e non hanno nessuna intenzione (non ne sentono il
bisogno) di allargare i propri orizzonti.
Che questo stato di cose
si trovi soprattutto nei ceti meno abbienti dipende dalla cultura:
sapere più cose favorisce la curiosità.
Ma, come già dimostrato
prima, la causa principale è sempre la pigrizia.
Prima
di continuare vorrei porre l’attenzione su una cosa che spesso
abbiamo sentito dire: quando sento un termine che non conosco lo vado
subito a cercarlo sul dizionario anche a costo di perdermi il resto
del discorso.
Ma
quanti lo fanno veramente? Infatti, a meno che il termine sconosciuto
non sia uno, ma tantissimi, non sapere il significato di una parola
non rende il discorso incomprensibile,
Quindi
è giusto andare a vedere cosa significa un determinato termine, ma
non è più saggio e più costruttivo scriverlo su un pezzo di carta
e andarlo a cercare con calma alla fine del dialogo?
Ovviamente
questa è una domanda retorica.
Detto
questo vorrei porre l’attenzione su come fare per potersi far
comprendere da chi non parla come noi.
Un
modo abbastanza efficace potrebbe essere quello di usare i gesti:
quante volte gesticoliamo quando parliamo per essere compresi di più?
Però
questo metodo di comunicazione (a meno che si conosco l’alfabeto
dei gesti usato da persone non udenti e/o mute) risulta assai
limitativo: sopratutto se la comunicazione è solo verbale come
potrebbe essere al telefono.
Allora
un altro metodo potrebbe essere quello di comunicare con l’altra
persona come se fosse un bambino piccolo usando termini semplici e
frasi corte. Questo metodo sarebbe sicuramente più efficace del
primo, ma potrebbe indispettire il nostro interlocutore.
Ecco
allora che conviene utilizzare un altro metodo: usare con il nostro
interlocutore determinate parole (non devono essere necessariamente
complesse) che non lasciano dubbi ad un’errata interpretazione del
nostro pensiero. Nel momento stesso in cui l’altra persona non
riesce a comprenderci noi usiamo un altro modo per esprimere lo
stesso concetto: alla fin fine, se la persona non ha seri problemi di
comprensione (problemi psichici), riuscirà a comprendere ciò che
stiamo dicendo.
Ovviamente
questo metodo richiede molto tempo (dover ripetere varie volte la
stessa cosa) e molta energia (dover cercare termini il più semplice
possibile), però oltre non creare nessun attrito con il nostro
interlocutore (a meno che non sia una persona che difetta di
educazione e di umiltà) è un ottimo allenamento per noi per
acquisire una certa scioltezza nel palare (più di quanta ne abbiamo
già) e anche un ottimo allenamento per spiegare a chicchessia come
complicate in modo semplice.
Concludendo
la non conoscenza della grammatica e della semantica di una lingua
comporta la non comprensione totale o esatta del nostro pensiero. Per
ovviare a ciò è bene ripetere il nostro pensiero varie volta
utilizzando termini diversi.
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