Quanti
di noi durante un brindisi non ha mai detto “Cin cin” oppure
“Cin”?
Quasi
sicuramente tutti noi fin dal primo brindisi.
Ma
come mai si è soliti dire queste due parole?
Una corrente di pensiero sostiene che sia una goffa imitazione del rumore che fanno due bicchieri di vetri che si toccano. Tale teoria troverebbe conferma perché la tradizione vuole che si brindi solo con i bicchieri di vetro e solo con il vino (bevanda per eccellenza da essere contenuta nei bicchieri).
Una corrente di pensiero sostiene che sia una goffa imitazione del rumore che fanno due bicchieri di vetri che si toccano. Tale teoria troverebbe conferma perché la tradizione vuole che si brindi solo con i bicchieri di vetro e solo con il vino (bevanda per eccellenza da essere contenuta nei bicchieri).
Purtroppo
questa è solo una semplice leggenda metropolitana.
La
vera origine dell’espressione del “Cin cin” deriva dal suono di
due parole cinesi (ch’ing ch’ing) che significa letteralmente
“prego prego”
Ma
non è l’unica origine. Infatti nel Regno Unito esiste
l'espressione tra i marinai “Chin Chin” con cui ci augura una
buona giornata.
Però
come mai tale esclamazione è accompagnata dall’atto del brindisi e
solo in tale occasione viene detta?
Il
brindisi in pratica è nato più di 5.000 anni fa.
Già
i principi assiro-babilonesi, con le loro consorti, levano i calici,
seduti su alti scranni, all'ombra di tralci carichi d'uva, per
ringraziare i loro dei e per propiziarne i favori.
Nel
3000 a.c. i Faraoni offrivano il vino alle loro spose. Ciò viene
testimoniato da vari affreschi e bassorilievi, e anche dalle
tavolette d’argilla, che documentano ricchi banchetti.
Più
in la tale gesto venne usato dai Greci in forma conviviale.
Dopo
di loro gli antichi Romani diedero, poi, una maggiore importanza al
consumo del vino e i simposi acquistarono, più l’aspetto
orgiastico: i brindisi, infatti, venivano fatti in onore di qualche
personaggio conosciuto e si facevano, sollevando tanti bicchieri di
vino, quante erano le lettere che componevano il nome del personaggio
noto.
Parallelamente
l'usanza di bere “alla salute” dei vivi deriva molto
probabilmente dall'antico rito religioso di bere in onore degli dèi
e dei defunti. Ai pasti i greci e i romani versavano libagioni agli
dèi, e ai banchetti cerimoniali bevevano in onore degli dèi e dei
defunti. Il bere alla salute dei vivi dev'essere stato strettamente
collegato a queste usanze che in sostanza equivalevano a libagioni.
Con
l’avvento di Gesù Cristo e dell’ultima cena, il brindisi acquisì
una forma prettamente liturgica.
La
lunga tradizione del brindisi passa da Carlo Magno. E’ testimoniato
che l’imperatore del Sacro Romano Impero, infatti, durante i pranzi
ufficiali, si faceva servire da re e da nobili stranieri, mentre
venti araldi armati brindavano, in coppe d’oro, per tre volte, alla
sua salute.
Si
passa, poi, al Rinascimento, quando il brindisi era, per lo più,
risolutore di varie diatribe politiche, economiche e situazioni
difficili da risolvere.
Parallelamente
in questa epoca esso viene utilizzato (anche se questa usanza durò
molto poco) per scongiurare un possibile avvelenamento da parte
dell’altro conviviale. In questo caso il brindisi serviva per far
traboccare qualche goccia di vino nell’altro bicchiere in modo tale
di assicurarsi una certa garanzia di vita.
Tra
il 1500 e il 1600, il termine “brindisi” entra nella nostra
lingua. Non è chiara l’origine della parola, ma resta il fatto che
il brindisi sia un saluto, un augurio per festeggiare qualcuno,
pronunciato da un gruppo di persone, levando il calice e toccandosi
il bicchiere prima dell’agognato sorso.
Si
passa, poi, al 1700, dove si usava dare ospitalità quotidiana in
confortevoli salottini, dove si brindava nei Caffè e nelle popolari
osterie, dove ogni individuo di ogni classe sociale poteva brindare.
Nel
1900, poi, si diffuse il brindisi di tono popolaresco, che veniva
pronunciato, soprattutto, durante i pranzi di nozze e le varie
ricorrenze (compleanni, anniversari, ecc.)
Dopo
aver citato i vari brindisi nella loro storia sotto ogni forma, dai
cerimoniali religiosi, a quelli sociali, eccoci arrivati ai giorni
nostri, con i brindisi più rituali e conosciuti, come quelli
pronunciati non solo per matrimoni, compleanni, ecc., ma,
soprattutto, quelli legati al Capodanno, dove ci si augura un anno
migliore e ci si lascia alle spalle il vecchio anno, con le formule
delle varie lingue come “Cin Cin“, “Prosit“, “Cheers“,
ecc.
Concludendo
l’origine della frase “Cin Cin” è strettamente legata al
brindisi e non è così universale o antica come quella del brindisi
stesso.
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