A
tutti è sicuramente capitato di ricevere via posta cartacea o via
SMS tradizionale o via mail o via messaggio di WhatsApp, Messenger,
ecc. un messaggio (magari da persona conosciuta e fidata) in cui si
esorta a inviare tale messaggio ad un certo numero di persone in modo
tale da avere uno o più benefici. Inoltre questi messaggi mettono in
guardia che il non inoltrare questo messaggio porta sventura o
addirittura la morte.
Bé
non c'è niente di più falso.
In
rarissimi casi in cui si è verificata una o l'altra sorte non si
tratta altro che di semplici coincidenze oppure, per chi pensa che
ognuno di noi è artefice del proprio futuro, dall'aver fatto o detto
determinate cose perché si verificasse quanto profetizzato da questi
messaggi.
Quindi
non c'è nulla di vero.
Come
sono nate queste catene di S. Antonio?
Che
non ci sia nulla di vero oltre ai fatti già citati lo dimostra anche
l'origine.
Tale
sistema è nato nel III Secolo d. C.
In
pratica tutto nasce da una vicenda di un certo S. Antonio.
Ma
non si parla del celebre S. Antonio da Padova (come molti credono)
bensì di Sant'Antonio Abate (250-356 d. C.).
Egli
era un'eremita (uno dei più importanti della storia della Chiesa
cattolica) che scrisse una lettera al Duca d'Egitto in cui lo
ammoniva di fermare la persecuzione contro i cristiani nelle sue
terre.
Se
non avesse fatto ciò, la lettera diceva, che questo sopruso a Dio
sarebbe stato punito con la morte del Duca proprio da parte di Dio.
Oltre
a ciò la stessa lettera esortava il Duca ad inviare la stessa
lettera a tutte le autorità della zona, affinché accogliessero il
monito e cessassero di perseguitare i cristiani.
Il
duca ignorò la missiva e qualche giorno dopo fu disarcionato dal
proprio cavallo e morì.
Da
questo evento nacquero le catene di S. Antonio.
Quanti
e quali tipi di catene di S. Antonio esistono?
Visto
che di gente ingenua e credulona ne esiste veramente tanta le catene
di S. Antonio hanno assunto una vera e propria distinzione e seconda
del tema trattato.
E
la distinzione è la seguente:
- la classica "lettera portafortuna", spesso corredata da un breve testo
educativo
e moraleggiante;
- la richiesta di aiuto per bambini malati, cuccioli da salvare, notizie sconvolgenti da diffondere;
- la promessa di un facile e rapido arricchimento;
- la minaccia di sfortuna o di morte senza promettere nulla in cambio dell'inoltro se non il non verificarsi di tali minacce.
I
punti che hanno in comune tutti questi tipi di catene sono il fatto
di contenere informazioni false, inventate o riadattate.
Sopratutto
quelle che puntano a sfruttare il lato emotivo del destinatario.
Poi
ci sono le minacce (di sfortuna, malocchio, morte o altro) che, come
detto prima, sono sempre completamente false.
Esiste
anche un altro tipo di catena che segue lo schema Ponzi.
Queste
catene sono delle varianti in quanto chi riceve questa lettera deve
spedire del denaro a chi è all'inizio di tale catena.
La
lettera ovviamente specifica che spedire del denaro a questa persona
porterà dei benefici economici al donatore altrimenti, nel caso non
lo si faccia si avranno delle perdite di denaro considerevoli.
Ovviamente
si dovrà anche spedire la stessa lettera a quante più persone
possibili (generalmente c'è scritto a tutti i tuoi contatti e non a
tutti coloro che conosci...alcuni contatti possono benissimo essere
virtuali).
Inutile
dire che l'unico ad avere benefici economici è colui che si trova al
vertice della catena alla spalle di coloro che credono a queste cose.
La
cosa che non si conosce è che aderire a queste catene (qualunque sia
il tipo) porta a dei problemi che non sono sempre così lampanti.
Quindi
ecco un piccolo elenco per cui non seguire o interrompere le catene
di S. Antonio:
- Le catene di Sant’Antonio fanno leva sulla paura;
- Nascondono vere e proprie truffe;
- Diffamano persone innocenti;
- Sottraggono tempo ad attività utili ed evolutive;
- Le catene sugli hacker di Facebook sono false (e dannose);
- Le catene sulle trasfusioni sono anch’esse false (e anch’esse dannose).
Esaminiamo
uno per uno questi punti.
1
- Le catene di Sant'Antonio fanno leva sulla paura
Dall'antica
versione cartacea inviata a mezzo posta a quelle più moderne inviate
su Facebook o WhatsApp, ecc. le catene di Sant’Antonio fanno leva
su emozioni negative quali la paura, per spingere chi le riceve a
compiere alcune azioni.
Lo
schema che seguono è sempre lo stesso: vengono fatte delle promesse
(“se diffonderai questo messaggio a 10/20 persone riceverai questo,
quello e quell’altro…“) a cui seguono, nella parte finale,
delle minacce.
Quindi
è abbastanza palese capire che non è assolutamente il caso di
prestare fede a questo tipo di messaggi: creano delle ansie che non
hanno nessuna ragione di essere.
2
- Nascondono vere e proprie truffe
Una
volta inviato il messaggio ai nostri contatti, tramite mail, un
software si incarica diligentemente di memorizzare gli indirizzi, i
quali, raccolti in un database, vengono poi venduti ad agenzie
pubblicitarie ed aziende senza scrupoli, che li utilizzeranno per i
loro scopi personali.
3
- Diffamano persone innocenti
Spesso e volentieri le
catene prendono di mira una o più persone completamente innocenti.
Un
esempio lampante è quello che e accaduto ad un innocuo
ed onesto gestore di un bar di Parma.
La
persona in questione si è ritrovata il locale danneggiato da atti
vandalici dopo che qualche “buontempone” aveva ben pensato di
accusarlo di pedofilia su Facebook.
In
pratica il creatore di questo messaggio non ha fatto altro che
inventare una storia falsa su questa persona e ha inviato questo
messaggio ai suoi contatti.
A
questo punto gli sprovveduti utenti del social hanno contribuito, con
il loro click, a far girare questa infamante accusa, assolutamente
infondata come poi riportato ampiamente dalla stampa locale e
nazionale
4
- Sottraggono tempo ad attività utili ed evolutive
Se
dedichi tempo ad inviare una catena, lo stai sottraendo a
qualcos’altro: è una questione matematica.
Si
potrebbe obiettare che inviare una catena richiede pochi secondi e
che, quindi, il danno è minimo.
Questo
non è vero per due motivi.
Il
primo è che oltre al tempo dedicato a copiare, incollare,
selezionare i contatti ed inviare, ci sarà anche quello che si
sprecherà a leggere e rileggere tutte le catene che torneranno
indietro.
Il
secondo: avvallare falsità o calunnie e diffonderle ha conseguenze
legali.
Per
la legge italiana, ed ora anche europea, diffamare tramite un social
una persona è equiparata alla diffamazione a mezzo stampa, e diviene
quindi un reato di diffamazione aggravata.
Un'obiezione
potrebbe essere che il messaggio è solo stato “girato”: non è
una scusante.
Se
si riceve e si inoltra un messaggio diffamatorio, per legge, si è
colpevoli quanto chi l’ha creato e si può essere ugualmente
denunciati.
5
- Le catene sugli hacker di Facebook sono false (e dannose)
Ci
sono stati tre casi famosi di tre presunti hacker i quali, dicevano
che se si avesse accettato la loro richiesta di amicizia, avrebbero
“rubato i dati personali”. Il primo era un hacker evidentemente
di fama internazionale, tale Jayden, mentre i secondi erano di casa
nostra: Fabrizio Brambilla, poi evolutosi in Fabrizio Bonomi.
La
notizia era falsa, in quanto nessuno può “rubare i dati”
chiedendo l’amicizia su Facebook (non approfondisco la questione
perché troppo complessa dal punto di vista tecnico).
Inoltre
Jayden e Bonomi sono nomi di fantasia mentre Fabrizio Brambilla
esiste veramente ma non è un hacker.
Si
tratta di un innocente e simpatico ragazzo che è stato, in seguito a
questa vicenda, tempestato di messaggi minatori (incluse minacce di
morte) provenienti da tutto il mondo.
Lo
stesso Fabrizio Brambilla è riuscito a “rigirare la frittata”
creando una pagina autoironica...ma non tutti hanno questa presenza
di spirito.
6
- Le catene sulle trasfusioni sono anch’esse false (e anch’esse
dannose)
Qualche
tempo fa c’è stata una bufala famosa che aveva imperversato sul
web (con relativa catena di Sant’Antonio al seguito), in cui il
messaggio diceva “mi aiuti a diffonderlo” e poi parlava di una
bambina che stava male corrispondente al nome di Elisa Romagnoli, con
il “referente” e il numero di telefono su cui chiamare.
Condivido
il comunicato ufficiale dell’Avis sulla vicenda:
Se
ricevete un messaggio WhatsApp che dice che una bambina malata
necessita di sangue, seguita dal nome “Elisa Montagnoli” con un
numero di cellulare, PER FAVORE FERMATE LA CATENA ed informate colui
o colei che ha condiviso il messaggio che deve rettificare e
interrompere la condivisione. Voi tutti sapete che in Italia il
sangue non si può donare per una persona specifica, perché la
donazione è ANONIMA, VOLONTARIA E GRATUITA.
Diffondere
una notizia del genere può provocare migliaia di chiamate ai
centralini AVIS, facendo perdere minuti preziosi, e mettendo a
repentaglio la raccolta stessa del sangue.
A
questo punto una domanda che nasce spontanea può essere la seguente:
come si fa a non ricevere le catene di S. Antonio?
Purtroppo
non esiste un metodo per evitare ciò se non spiegare a chi ce le
invia perché non farle girare...magari facendogli leggere questo
articolo.
Quello
che si può fare è solo interromperle non diffondendo questi
messaggi.
Una
cosa da tenere bene a mente è la struttura della catene di S.
Antonio.
Mi
spiego: possono arrivare dei messaggi in cui viene chiesto di inviare
un certo messaggio “pacifico” a chi si vuole bene e basta: non
viene promesso nulla e non ci sono minacce.
Queste
non sono catene di S. Antonio (i sei punti elencati sopra decadono) e
quindi si può anche decidere di spedirli: potrebbero essere un modo
come un altro per far sapere ad una o più persone che viene tenuta
in considerazione dal mittente.
Gli
alti messaggi sono, invece, catene di S. Antonio.
Concludendo,
le catene di S. Antonio oltre ad essere false possono anche essere
altamente dannose per cui è altamente consigliato non inviarle. Non
esistono metodi per non riceverle, ma si possono interrompere non
inviando il messaggio ad altre persone e cercando di far capire la
questione al mittente del messaggio.
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