Sembra
che la cosa sia possibile anche se non in tempi brevi.
Ad
illustrare il piano è Greg Williams, membro della NASA intervenuto
nel corso dello Humans to Mars Summit tenutosi a Washington. L’invio
dell’uomo su Marte richiede una preparazione minuziosa non solo per
gli astronauti che passeranno più di 3 anni a bordo di un’astronave
, ma anche per gli strumenti che verranno impiegati nel corso della
missione. Per questo motivo l’invio di astronauti per un intero
anno nell’orbita lunare previsto nel 2027 sarà propedeutico anche
per la realizzazione di una “porta verso lo spazio profondo” che
faciliterà l’ambizioso progetto della missione sul Pianeta Rosso.
L’anno passato attorno alla Luna servirà dunque come test e,
contemporaneamente, per realizzare infrastrutture che permetteranno
alla navicella spaziale di iniziare il lungo viaggio verso Marte.
Prima
del lungo anno da passare attorno alla Luna saranno necessari almeno
5 lanci (quattro dei quali con personale a bordo) per l’invio di
materiali per la costruzione di una base spaziale e per la
realizzazione del mezzo che porterà gli astronauti nello spazio
profondo.
“Se
potessimo condurre una missione di un anno in questo Deep Space
Transport nello spazio cislunare (ovvero lo spazio compreso tra la
Terra e la Luna), crediamo che dopo potremmo avere sufficiente
conoscenza per inviare questo mezzo con personale a bordo nella
missione della durata di 1000 giorni su Marte e ritorno”, ha
affermato Williams.
Ad
oggi non è ancora stata definita la tempistica per il primo dei 5
lanci previsti, che potrebbe prevedere il trasferimento degli
astronauti dal razzo alla capsula spaziale della NASA Orion. Ad ogni
modo, la prima fase dovrebbe essere completata tra il 2018 e il 2026
e prevederebbe 4 viaggi nello spazio cislunare per l’invio di
alcuni moduli (un propulsore, un “habitat” per l’equipaggio, un
modulo logistico e una camera di decompressione, più un braccio
meccanico per lo svolgimento di determinate operazioni).
Nel
2027 avrà inizio la seconda fase con il lancio (senza equipaggio)
del mezzo Deep Space Transport nello spazio cislunare ed un secondo
lancio per l’invio dell’equipaggio nella stazione lunare. A
questi faranno seguito ulteriori missioni per spedire i mezzi di
sostentamento necessari per i 3 anni di viaggio.
Una
domanda che appare spontanea è la seguente: quando l'uomo andrà su
Marte che posto troverà?
Prima
di rispondere a queste domande preciso che le informazioni sono
quelle che si anno nel periodo di stesura di questo articolo: Aprile
2018.
Posto
a una distanza dal Sole pari una volta e mezza quella della Terra,
Marte ha un’aria composta in gran parte da anidride carbonica (CO2)
ma l’atmosfera è molto sottile, solo il 10% di quella terrestre.
Pertanto, nel cielo di Marte il Sole sembra grande solo la metà e la
temperatura media del pianeta è di -55°C.
A
causa degli strati atmosferici sottili, gli sbalzi di temperatura
sono maggiori rispetto che sulla Terra: se la massima di 20°C è
ancora piacevole, la minima può arrivare a -87°C, ossia ben al di
sotto della temperatura minima mai misurata in Antartide.
Un
giorno su Marte dura poco più di 24 ore, pertanto il periodo di
rotazione del pianeta è simile a quello della Terra; invece, l’anno
dura quasi il doppio, 687 giorni terrestri o 669 giorni marziani
(detti anche Sol). Da questo punto di vista, quindi, Marte non
sarebbe una cattiva meta per il nostro viaggio, basterebbe solo fare
a meno di respirare!
Su
Marte si trova la montagna più alta di tutto il sistema solare: il
vulcano Olympus Mons , che con i suoi 25 km di altezza è quasi il
triplo della cima più elevata della Terra, l’Everest. Una sfida
per gli scalatori del futuro!
Inoltre,
il pianeta è spesso investito da impetuose tempeste di sabbia che
possono impedire la vista del Sole addirittura per mesi interi.
Marte
è chiamato anche il pianeta rosso perché sulla sua superficie si
trovano depositi polverosi di ossido di ferro; potremmo dire, seppur
impropriamente, che in epoche passate Marte è arrugginito (proprio
come arrugginisce il ferro se lo lasciamo esposto alla pioggia). È
proprio per questa sua colorazione rossastra che gli fu associato il
nome del Dio della guerra non solo dai latini, ma già dagli antichi
Greci ed Egizi.
Anche
il cielo su Marte è mozzafiato: il suo colore è rosso, non azzurro
come sulla Terra, perché la polvere dispersa nell’atmosfera
riflette maggiormente la componente rossa della luce solare. Solo al
tramonto, quando la luce riesce a trapassare lo spesso strato d’aria,
il cielo di Marte appare blu.
Il
satellite Mars Reconnaissance Orbiter ha scoperto tracce evidenti di
acqua salata allo stato liquido. I grandi quesiti ancora aperti
riguardano la provenienza di quest’acqua e la sua importanza per
l’eventuale sviluppo di forme di vita. In realtà, l’acqua
scoperta è talmente salata da impedire la creazione delle forme di
vita che conosciamo finora, ma se essa provenisse dal sottosuolo
marziano, in profondità potrebbe essere meno salata e, di
conseguenza, ospitare qualche forma di vita.
Per
quanto riguarda l’origine, quando l’irradiamento solare è
particolarmente forte, le tracce di acqua riscontrate in superficie
hanno sempre le sembianze di linee scure lungo i pendii degli speroni
rocciosi; pertanto potrebbe trattarsi di ghiaccio che si riscalda in
profondità e risale in superficie, dove si liquefà brevemente prima
di evaporare.
Un’altra
ipotesi è che sia acqua di condensa che cade dall’atmosfera: in
questo caso le speranze di trovare forme di vita marziane sarebbero
pressoché nulle, poiché la condensa è presente solo per breve
tempo e, come già detto, risulta troppo salata. Solo ricerche più
approfondite ci permetteranno di capire meglio da dove provengono
queste tracce; il mistero è comunque molto affascinante.
Concludendo
l'uomo potrà raggiungere Marte, soggiornarvi per un certo periodo e
più in là poterlo colonizzare, ma le difficoltà non sono poche e
sono molto difficili (ma non impossibili) da superare e quindi non se
ne parla in un futuro immediato.
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