Sulle
tecniche di memorizzazione sono stati scritti molti volumi e questo
articolo non vuole assolutamente competere con le altre opere.
Lo
scopo è quello di spiegare sinteticamente come funziona la
memorizzazione del cervello e dare delle indicazioni su come
migliorare tale processo tramite due tecniche e vari consigli: in
pratica vuole essere un riassunto comunque esaustivo dell'argomento.
Chi
vuole approfondire l'argomento può trovare moltissimo materiale
cartaceo e non.
Prima
di iniziale la trattazione dell'argomento è doveroso specificare che
non esiste una formula magica o universale che funzioni al 100%.
Molto
dipende dal grado di convincimento della persona che utilizzerà i
consigli e i metodi contenuti in questo articolo.
Inoltre
non è assolutamente vero che allenare la propria memoria fa
diventare più intelligenti o geni: l'intelligenza non ha nulla a che
vedere con la memoria anche se gli è molto utile.
Ci
sono testi che promettono cose di questo tipo: diffidate altamente di
questi testi.
Prima
di andare a descrivere sia le tecniche che i consigli è bene sapere
alcune cose sul cervello:
- il cervello è come un muscolo e come tale dev'essere trattato: se si vuole migliorare la memoria si deve procedere con un certo allenamento costante;
- non è assolutamente vero che ci sono persone che hanno più memoria di un'altra (a meno che non abbiano malformazioni cerebrali). È stato stimato che se una persona vivesse esattamente 100 anni, verrebbe riempita il 10% o il 30% (dipende dalla scuola di pensiero) della nostra memoria totale. Quindi tutti abbiamo memoria più che in abbondanza;
- il nostro cervello memorizza tutti gli istanti della vita: dal primo all'ultimo;
- la memoria non è posizionata in una determinata zona del nostro cervello, ma è sparsa.
Detto
questo passiamo a spiegare come funziona il processo di
memorizzazione.
Quando
riceviamo un'informazione il primo luogo dove questa informazione si
va a depositarsi è la memoria a breve termine.
Come
dice la parola stessa questa è un'area di memoria dove
l'informazione rimane per essere analizzata (quindi pochissimo
tempo...roba di millesimi di secondo).
Dopo
di ciò l'informazione viene trasferita nella memoria a medio
termine.
Anche
questa memoria è abbastanza “volatile”, ma come dice la parola
stessa, ha una valenza più lunga della prima.
Generalmente
in questa memoria risiedono quelle informazioni che devono essere
usate anche dopo qualche giorno (ad esempio una lezione imparata due
o tre giorni prima).
Dopo
di ciò l'informazione viene nuovamente trasferita, ma questa volta
nella memoria a lungo termine.
In
questo caso il nome è improprio: l'informazione rimarrà in questo
tipo di memoria in modo indelebile per sempre.
Tutte
le informazioni fanno questo tragitto, ma è nella memoria a breve
termine che viene deciso quando tempo deve sostare, l'informazione
acquisita, nella memoria a medio termine.
Una
cosa fondamentale da sapere è che la memoria a lungo termine è
perfettamente organizzata: tutte le informazioni sono accuratamente
ordinate.
Alla
luce di ciò è più che legittimo porsi la seguente domanda: se le
cose stanno così perché non riusciamo a ricordare tutto?
La
domanda così posta non è corretta: noi ricordiamo tutto come ho
scritto prima.
La
domanda corretta è la seguente: se noi ricordiamo tutto come mai
solo alcune cose riusciamo a riportare alla mente?
La
risposta è molto semplice: tutto dipende da come sono stati
memorizzati (non immagazzinati) i dati.
Mi
spiego con un esempio.
Possiamo
paragonare il nostro cervello ad un'enorme biblioteca.
Tutti
i libri sono stati messi ordinatamente (secondo un certo schema
sicuramente ottimo) dentro degli scaffali (questo sarebbe
l'immagazzinamento dei dati) e sono stati catalogati secondo una
certa logica (la memorizzazione): il catalogo dice dove trovare un
libro...ma prima si deve trovare il libro che si vuole.
Il
metodo di catalogazione che ci viene subito in mente è quello
tramite l'ordine alfabetico del titolo.
Volendo
si può migliorare la catalogazione dividendo i libri anche per
categoria, poi ordinarli per autore e poi per titolo: in tutte tre le
suddivisioni sempre per ordine alfabetico.
In
questo modo anche se non si conosce il titolo del libro lo si può
trovare tramite altre informazioni: nome dell'autore e/o tramite la
categoria.
Però
è possibile anche catalogare i libri, ad esempio, per prezzo di
copertina e/o per numero di pagine e/o per dimensioni, ecc.
Il
problema è che una catalogazione di questo tipo renderà molto
difficile, se non addirittura impossibile, trovare il libro cercato.
In
alcuni casi siamo fortunati (richiamiamo alla mente ciò che
cerchiamo), ma molto spesso no (ci siamo “scordati”
l'informazione che vogliamo).
Purtroppo
questo problema di una errata memorizzazione viene insegnato nelle
scuole...anzi è più esatto dire che nelle scuole (se non in casi
più unici che rari) non viene insegnato come memorizzare le
informazioni o, se vogliamo, come studiare.
Per
questo si dice, impropriamente, che non riusciamo a ricordare tutto.
Per
ovviare a questo inconveniente esistono vari metodi che sono le varie
tecniche di memorizzazione.
Su
questo argomento sono stati scritti molti volumi (alcuni sono solo
fandonie altri no) i quali sono facilmente reperibili in rete o nelle
librerie anche non universitarie, come già detto all'inizio di
questo articolo.
In
questo articolo illustrerò solo due tecniche che possono essere
usate facilmente da tutti e quindi che non sono assolutamente
invasive.
Il
primo metodo è quello dei “loci” o “luoghi”.
Fin
dall'antichità la questione di riuscire a ricordare molte
informazioni è sempre stato molto sentito, anche perché non
esisteva ancora la stampa. Quindi scrivere tutto a mano richiedeva
uno sforzo mnemonico notevole: sopratutto dai senatori romani
dell'antica Roma.
Uno
dei più grandi e famosi senatori era Cicerone.
Costui
era famoso per i suoi lunghi discorsi in cui ricordava esattamente
tutto senza leggere nulla.
Per
fare ciò Cicerone non era il Pico Della Mirandola dell'antichità
(aveva una memoria normalmente allenata), ma utilizzava il “Metodo
Dei Loci”.
Cicerone
era una persona piuttosto abitudinaria e per andare dalla sua
abitazione al Senato faceva sempre la stessa strada.
Per
riuscire a ricordare perfettamente i suoi discorsi in un certo ordine
non faceva altro che associare i vari argomenti ai vari luoghi che
lui incontrava sulla sua strada.
In
questo modo bastava che lui, mentalmente, ripetesse la strada che
faceva che riusciva a ricordare tutto.
Quindi
se, ad esempio, lungo la strada incontrava un pozzo, poi una bottega
e poi un ponte, il metodo era di associare al pozzo la parte iniziale
del discorso, alla bottega la parte centrale e al ponte la parte
finale.
Questa
tecnica denota che gli argomenti da dover esporre devono essere
comunque imparati: ma nessuno ha mai detto che non si deve studiare.
Questo
metodo ha anche il grande problema che chi, per un motivo o un
altro, non segue lo stesso percorso si trova spiazzato ed inoltre è
molto utile per l'ordinamento dei vari argomenti, ma non è valido
per la memorizzazione (anche se esporre i vari argomenti in ordine è
già un primo esempio di buona memorizzazione).
Per
il potenziamento della memoria (o più esattamente per usare un
ottima memorizzazione) si può usare la “Tecnica Dell'Ultima
Settimana”.
Questa
tecnica consiste nell'allenare il nostro cervello (il nostro modo di
memorizzare le cose) nell'ultima settimana.
È
stato detto che il nostro cervello ricorda perfettamente tutto e che
l'archivio nella memoria a lungo termine è perfettamente
organizzato, ed allora si deve lavorare solo su come memorizzare
(catalogare) le varie informazioni.
Quindi
facciamo il classico esempio dell'esame (scolastico e non) da
superare.
La
prima cosa da fare è preparare un programma di studi che deve
terminare esattamente una settimana prima dell'esame.
Durante
il periodo antecedente all'ultima settimana si può scegliere il
metodo che si vuole per studiare.
Arrivati
alla settimana prima dell'esame, seguire scrupolosamente la seguente
tabella:
- Primo giorno: riposarsi e quindi non studiare;
- Secondo giorno: ripasso di tutti gli argomenti e focalizzazione di quelli che ancora non si conoscono bene;
- Terzo giorno: idem come sopra;
- Quarto giorno: idem come sopra;
- Quinto giorno: riposo e quindi niente studio;
- Sesto giorno: ripasso totale e, eventualmente, anche degli appunti;
- Settimo giorno: riposo assoluto quindi non studiare e non pensare neanche all'esame del giorno dopo.
Il
giorno seguente c'è l'esame e il risultato sarà un successo
garantito.
Quello
che generalmente accade, il giorno dell'esame, è che si ha la mente
completamente vuota.
Non
appena però viene fatta la domanda, ancora stiamo pensando alla
risposta che già l'abbiamo fornita.
Non
è una magia: semplicemente abbiamo trovato subito l'informazione che
ci serve perché abbiamo usato la miglior catalogazione possibile e
quindi la giusta memorizzazione.
Inoltre
tutte queste informazioni le possiamo richiamare anche dopo
anni...anche se è sempre bene un ripasso.
Questo
è possibile proprio perché una corretta memorizzazione permette una
ricerca molto meno laboriosa rispetto ad altre.
Una
puntualizzazione riguardo al sesto giorno: il ripasso non dev'essere
fatto rileggendo riga per riga il libro o i libri: non basterebbe un
giorno.
Semplicemente
si devono richiamare alla mente in un certo ordine i vari argomenti
e, se non basta, allora leggere anche gli appunti: questo è
fattibile in molto meno di un giorno intero.
ATTENZIONE:
molte persone commettono l'errore di aumentare o diminuire i giorni
della precedente tecnica (si chiama “Tecnica Dell'Ultima Settimana
per un motivo) oppure di diminuire i giorni di riposo a favore di
quelli di studio: tutto ciò porta solo a non avere l'effetto
desiderato: è
altamente deleterio.
Non cambiare assolutamente la tabella dell'ultima settimana.
Ora
potrebbe nascere un'obiezione del tipo: in due mesi ho giusto il
tempo per preparare l'esame e non mi avanza una settimana.
Questa
è solo e soltanto una scusa e non è assolutamente una
giustificazione.
Facciamo
due rapidi calcoli.
Se
si studiano otto ore al giorno significa che in una settimana
studiamo 56 ore (8 (ore) x 7 (giorni).
Per
recuperare queste ore su 53 giorni (60 (giorni) – 7 (giorni)
significa studiare circa un'ora in più al giorno...quindi il tempo
si ha.
Altra
obiezione: già studiare otto ore al giorno è un'impresa figuriamoci
nove.
Se
nasce questa obiezione è facile supporre che forse il metodo di
studio è sbagliato.
Ecco
allora alcuni consigli che possono aumentare la produttività nello
studio:
- studiare, possibilmente, il pomeriggio e la sera prima di cena: il pomeriggio e la sera ci sono meno interferenze dal mondo esterno;
- spegnere il cellulare: se per otto o nove ore non siete raggiungibili cosa succede? Il vostro partner pensa male di voi? Cambiate partner;
- evitare tutte le distrazioni: sul tavolo dovete avere solo il libro (o libri) e i fogli con la penna/matita per prendere appunti (se utilizzate questo metodo);
- studiate in una stanza più silenziosa possibile: ottime sono le biblioteche;
- non state otto o più ore concentrati: è contro producente e non è possibile. Si è detto che il nostro cervello è come un muscolo e come tale dev'essere trattato: dobbiamo farlo riposare. Se un atleta non si riposa si procura uno strappo muscolare e...addio competizione. La stessa cosa il nostro cervello. Si deve studiare per un'ora (al massimo un'ora e mezza), ci si riposa la mente per dieci minuti (al massimo quindici) e poi si ricomincia.
Con
questi consigli e con questi metodi, mi dispiace deludervi, non
diventerete più intelligenti né tanto meno geni. Non diventerete
neanche Pico Della Mirandola. Diventerete, semplicemente, delle
persone che hanno perso tempo nel leggere questo articolo e a provare
a mettere in pratica ciò che è scritto.
Infatti,
la cosa fondamentale, per cui tutto ciò possa funzionare è che si
dev'essere convinti che la cosa funziona senza averne le prove. Si
deve quindi aver fede inizialmente: dopo le prove la fiducia è
automatica.
Questa
è la cosa più difficile: credere per fede. Purtroppo su questo
problema non esiste nessuna soluzione...è una cosa che si deve fare
da soli.
Per
completezza d'informazione esiste anche un altro metodo da utilizzare
parallelamente ad una tecnica di memorizzazione (qualunque essa sia):
la lettura veloce.
È
stato dimostrato che il nostro cervello riesce a “leggere” più
velocemente di quello che fanno gli occhi.
Esistono
delle tecniche che permettono di fare una “foto mentale” della
pagina senza dovere leggere riga per riga.
Utilizzare
questa tecnica di lettura veloce permette di ultra dimezzare i tempi
di studio.
In
questo post non verrà spiegata tale tecnica perché è molto
complessa e quindi invito, chi fosse interessato ad approfondire
l'argomento, a reperire i vari testi da altre parti (internet e
biblioteche).
Concludendo
le due tecniche descritte e i consigli elencati sono utili per
aumentare la redditività nella memorizzazione delle informazioni
(senza promettere miracoli), ma solo se si è dotati di una certa
fiducia iniziale.
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