Passa ai contenuti principali

Tecniche di memorizzazione



Sulle tecniche di memorizzazione sono stati scritti molti volumi e questo articolo non vuole assolutamente competere con le altre opere.
Lo scopo è quello di spiegare sinteticamente come funziona la memorizzazione del cervello e dare delle indicazioni su come migliorare tale processo tramite due tecniche e vari consigli: in pratica vuole essere un riassunto comunque esaustivo dell'argomento.
Chi vuole approfondire l'argomento può trovare moltissimo materiale cartaceo e non.
Prima di iniziale la trattazione dell'argomento è doveroso specificare che non esiste una formula magica o universale che funzioni al 100%.
Molto dipende dal grado di convincimento della persona che utilizzerà i consigli e i metodi contenuti in questo articolo.
Inoltre non è assolutamente vero che allenare la propria memoria fa diventare più intelligenti o geni: l'intelligenza non ha nulla a che vedere con la memoria anche se gli è molto utile.
Ci sono testi che promettono cose di questo tipo: diffidate altamente di questi testi.
Prima di andare a descrivere sia le tecniche che i consigli è bene sapere alcune cose sul cervello:
  1. il cervello è come un muscolo e come tale dev'essere trattato: se si vuole migliorare la memoria si deve procedere con un certo allenamento costante;
  2. non è assolutamente vero che ci sono persone che hanno più memoria di un'altra (a meno che non abbiano malformazioni cerebrali). È stato stimato che se una persona vivesse esattamente 100 anni, verrebbe riempita il 10% o il 30% (dipende dalla scuola di pensiero) della nostra memoria totale. Quindi tutti abbiamo memoria più che in abbondanza;
  3. il nostro cervello memorizza tutti gli istanti della vita: dal primo all'ultimo;
  4. la memoria non è posizionata in una determinata zona del nostro cervello, ma è sparsa.
Detto questo passiamo a spiegare come funziona il processo di memorizzazione.
Quando riceviamo un'informazione il primo luogo dove questa informazione si va a depositarsi è la memoria a breve termine.
Come dice la parola stessa questa è un'area di memoria dove l'informazione rimane per essere analizzata (quindi pochissimo tempo...roba di millesimi di secondo).
Dopo di ciò l'informazione viene trasferita nella memoria a medio termine.
Anche questa memoria è abbastanza “volatile”, ma come dice la parola stessa, ha una valenza più lunga della prima.
Generalmente in questa memoria risiedono quelle informazioni che devono essere usate anche dopo qualche giorno (ad esempio una lezione imparata due o tre giorni prima).
Dopo di ciò l'informazione viene nuovamente trasferita, ma questa volta nella memoria a lungo termine.
In questo caso il nome è improprio: l'informazione rimarrà in questo tipo di memoria in modo indelebile per sempre.
Tutte le informazioni fanno questo tragitto, ma è nella memoria a breve termine che viene deciso quando tempo deve sostare, l'informazione acquisita, nella memoria a medio termine.
Una cosa fondamentale da sapere è che la memoria a lungo termine è perfettamente organizzata: tutte le informazioni sono accuratamente ordinate.
Alla luce di ciò è più che legittimo porsi la seguente domanda: se le cose stanno così perché non riusciamo a ricordare tutto?
La domanda così posta non è corretta: noi ricordiamo tutto come ho scritto prima.
La domanda corretta è la seguente: se noi ricordiamo tutto come mai solo alcune cose riusciamo a riportare alla mente?
La risposta è molto semplice: tutto dipende da come sono stati memorizzati (non immagazzinati) i dati.
Mi spiego con un esempio.
Possiamo paragonare il nostro cervello ad un'enorme biblioteca.
Tutti i libri sono stati messi ordinatamente (secondo un certo schema sicuramente ottimo) dentro degli scaffali (questo sarebbe l'immagazzinamento dei dati) e sono stati catalogati secondo una certa logica (la memorizzazione): il catalogo dice dove trovare un libro...ma prima si deve trovare il libro che si vuole.
Il metodo di catalogazione che ci viene subito in mente è quello tramite l'ordine alfabetico del titolo.
Volendo si può migliorare la catalogazione dividendo i libri anche per categoria, poi ordinarli per autore e poi per titolo: in tutte tre le suddivisioni sempre per ordine alfabetico.
In questo modo anche se non si conosce il titolo del libro lo si può trovare tramite altre informazioni: nome dell'autore e/o tramite la categoria.
Però è possibile anche catalogare i libri, ad esempio, per prezzo di copertina e/o per numero di pagine e/o per dimensioni, ecc.
Il problema è che una catalogazione di questo tipo renderà molto difficile, se non addirittura impossibile, trovare il libro cercato.
In alcuni casi siamo fortunati (richiamiamo alla mente ciò che cerchiamo), ma molto spesso no (ci siamo “scordati” l'informazione che vogliamo).
Purtroppo questo problema di una errata memorizzazione viene insegnato nelle scuole...anzi è più esatto dire che nelle scuole (se non in casi più unici che rari) non viene insegnato come memorizzare le informazioni o, se vogliamo, come studiare.
Per questo si dice, impropriamente, che non riusciamo a ricordare tutto.
Per ovviare a questo inconveniente esistono vari metodi che sono le varie tecniche di memorizzazione.
Su questo argomento sono stati scritti molti volumi (alcuni sono solo fandonie altri no) i quali sono facilmente reperibili in rete o nelle librerie anche non universitarie, come già detto all'inizio di questo articolo.
In questo articolo illustrerò solo due tecniche che possono essere usate facilmente da tutti e quindi che non sono assolutamente invasive.
Il primo metodo è quello dei “loci” o “luoghi”.
Fin dall'antichità la questione di riuscire a ricordare molte informazioni è sempre stato molto sentito, anche perché non esisteva ancora la stampa. Quindi scrivere tutto a mano richiedeva uno sforzo mnemonico notevole: sopratutto dai senatori romani dell'antica Roma.
Uno dei più grandi e famosi senatori era Cicerone.
Costui era famoso per i suoi lunghi discorsi in cui ricordava esattamente tutto senza leggere nulla.
Per fare ciò Cicerone non era il Pico Della Mirandola dell'antichità (aveva una memoria normalmente allenata), ma utilizzava il “Metodo Dei Loci”.
Cicerone era una persona piuttosto abitudinaria e per andare dalla sua abitazione al Senato faceva sempre la stessa strada.
Per riuscire a ricordare perfettamente i suoi discorsi in un certo ordine non faceva altro che associare i vari argomenti ai vari luoghi che lui incontrava sulla sua strada.
In questo modo bastava che lui, mentalmente, ripetesse la strada che faceva che riusciva a ricordare tutto.
Quindi se, ad esempio, lungo la strada incontrava un pozzo, poi una bottega e poi un ponte, il metodo era di associare al pozzo la parte iniziale del discorso, alla bottega la parte centrale e al ponte la parte finale.
Questa tecnica denota che gli argomenti da dover esporre devono essere comunque imparati: ma nessuno ha mai detto che non si deve studiare.
Questo metodo ha anche il grande problema che chi, per un motivo o un altro, non segue lo stesso percorso si trova spiazzato ed inoltre è molto utile per l'ordinamento dei vari argomenti, ma non è valido per la memorizzazione (anche se esporre i vari argomenti in ordine è già un primo esempio di buona memorizzazione).
Per il potenziamento della memoria (o più esattamente per usare un ottima memorizzazione) si può usare la “Tecnica Dell'Ultima Settimana”.
Questa tecnica consiste nell'allenare il nostro cervello (il nostro modo di memorizzare le cose) nell'ultima settimana.
È stato detto che il nostro cervello ricorda perfettamente tutto e che l'archivio nella memoria a lungo termine è perfettamente organizzato, ed allora si deve lavorare solo su come memorizzare (catalogare) le varie informazioni.
Quindi facciamo il classico esempio dell'esame (scolastico e non) da superare.
La prima cosa da fare è preparare un programma di studi che deve terminare esattamente una settimana prima dell'esame.
Durante il periodo antecedente all'ultima settimana si può scegliere il metodo che si vuole per studiare.
Arrivati alla settimana prima dell'esame, seguire scrupolosamente la seguente tabella:
  • Primo giorno: riposarsi e quindi non studiare;
  • Secondo giorno: ripasso di tutti gli argomenti e focalizzazione di quelli che ancora non si conoscono bene;
  • Terzo giorno: idem come sopra;
  • Quarto giorno: idem come sopra;
  • Quinto giorno: riposo e quindi niente studio;
  • Sesto giorno: ripasso totale e, eventualmente, anche degli appunti;
  • Settimo giorno: riposo assoluto quindi non studiare e non pensare neanche all'esame del giorno dopo.
Il giorno seguente c'è l'esame e il risultato sarà un successo garantito.
Quello che generalmente accade, il giorno dell'esame, è che si ha la mente completamente vuota.
Non appena però viene fatta la domanda, ancora stiamo pensando alla risposta che già l'abbiamo fornita.
Non è una magia: semplicemente abbiamo trovato subito l'informazione che ci serve perché abbiamo usato la miglior catalogazione possibile e quindi la giusta memorizzazione.
Inoltre tutte queste informazioni le possiamo richiamare anche dopo anni...anche se è sempre bene un ripasso.
Questo è possibile proprio perché una corretta memorizzazione permette una ricerca molto meno laboriosa rispetto ad altre.
Una puntualizzazione riguardo al sesto giorno: il ripasso non dev'essere fatto rileggendo riga per riga il libro o i libri: non basterebbe un giorno.
Semplicemente si devono richiamare alla mente in un certo ordine i vari argomenti e, se non basta, allora leggere anche gli appunti: questo è fattibile in molto meno di un giorno intero.
ATTENZIONE: molte persone commettono l'errore di aumentare o diminuire i giorni della precedente tecnica (si chiama “Tecnica Dell'Ultima Settimana per un motivo) oppure di diminuire i giorni di riposo a favore di quelli di studio: tutto ciò porta solo a non avere l'effetto desiderato: è altamente deleterio. Non cambiare assolutamente la tabella dell'ultima settimana.
Ora potrebbe nascere un'obiezione del tipo: in due mesi ho giusto il tempo per preparare l'esame e non mi avanza una settimana.
Questa è solo e soltanto una scusa e non è assolutamente una giustificazione.
Facciamo due rapidi calcoli.
Se si studiano otto ore al giorno significa che in una settimana studiamo 56 ore (8 (ore) x 7 (giorni).
Per recuperare queste ore su 53 giorni (60 (giorni) – 7 (giorni) significa studiare circa un'ora in più al giorno...quindi il tempo si ha.
Altra obiezione: già studiare otto ore al giorno è un'impresa figuriamoci nove.
Se nasce questa obiezione è facile supporre che forse il metodo di studio è sbagliato.
Ecco allora alcuni consigli che possono aumentare la produttività nello studio:
  1. studiare, possibilmente, il pomeriggio e la sera prima di cena: il pomeriggio e la sera ci sono meno interferenze dal mondo esterno;
  2. spegnere il cellulare: se per otto o nove ore non siete raggiungibili cosa succede? Il vostro partner pensa male di voi? Cambiate partner;
  3. evitare tutte le distrazioni: sul tavolo dovete avere solo il libro (o libri) e i fogli con la penna/matita per prendere appunti (se utilizzate questo metodo);
  4. studiate in una stanza più silenziosa possibile: ottime sono le biblioteche;
  5. non state otto o più ore concentrati: è contro producente e non è possibile. Si è detto che il nostro cervello è come un muscolo e come tale dev'essere trattato: dobbiamo farlo riposare. Se un atleta non si riposa si procura uno strappo muscolare e...addio competizione. La stessa cosa il nostro cervello. Si deve studiare per un'ora (al massimo un'ora e mezza), ci si riposa la mente per dieci minuti (al massimo quindici) e poi si ricomincia.
Con questi consigli e con questi metodi, mi dispiace deludervi, non diventerete più intelligenti né tanto meno geni. Non diventerete neanche Pico Della Mirandola. Diventerete, semplicemente, delle persone che hanno perso tempo nel leggere questo articolo e a provare a mettere in pratica ciò che è scritto.
Infatti, la cosa fondamentale, per cui tutto ciò possa funzionare è che si dev'essere convinti che la cosa funziona senza averne le prove. Si deve quindi aver fede inizialmente: dopo le prove la fiducia è automatica.
Questa è la cosa più difficile: credere per fede. Purtroppo su questo problema non esiste nessuna soluzione...è una cosa che si deve fare da soli.
Per completezza d'informazione esiste anche un altro metodo da utilizzare parallelamente ad una tecnica di memorizzazione (qualunque essa sia): la lettura veloce.
È stato dimostrato che il nostro cervello riesce a “leggere” più velocemente di quello che fanno gli occhi.
Esistono delle tecniche che permettono di fare una “foto mentale” della pagina senza dovere leggere riga per riga.
Utilizzare questa tecnica di lettura veloce permette di ultra dimezzare i tempi di studio.
In questo post non verrà spiegata tale tecnica perché è molto complessa e quindi invito, chi fosse interessato ad approfondire l'argomento, a reperire i vari testi da altre parti (internet e biblioteche).
Concludendo le due tecniche descritte e i consigli elencati sono utili per aumentare la redditività nella memorizzazione delle informazioni (senza promettere miracoli), ma solo se si è dotati di una certa fiducia iniziale.

Commenti

Articoli pi letti

Origini del cappello dei bersaglieri

Sicuramente uno dei corpi militari più folcloristici al mondo è quello dei bersaglieri. Il corpo dei bersaglieri ha tante particolarità come ad esempio la marcia di corsa (da 160 a 180 passi al minuto), ma la sua più grande particolarità è il suo cappello piumato, Ma come è nato questo copricapo così particolare? Il cappello piumato si chiama Vaira e deve il suo nome ad un curioso fatto accaduto, quando Alessandro La Marmora (fondatore del corpo dei bersaglieri) stava presentando al divisa al re. I fatti andarono esattamente in questo modo. Alessandro La Marmora si trovava insieme al colonnello Vayra in una stanza per vestire quest'ultimo come un bersagliere e presentare la divisa al re. La Marmora aveva il vizio di lanciare i vari indumenti. Quando venne la volta del copricapo Vayra lo indossò al volo, ma lo indosso inclinato (alle ventitré per essere esatti) perché dovette sbilanciarsi per prenderlo al volo. La Marmora si voltò e vide questa curiosa inclinazi...

Quante dimensioni esistono e quali sono?

Per rispondere a questa domanda bisogna prima fare una distinzione tra le dimensioni reali e quelle filosofiche. Questa distinzione è necessaria in quanto nel primo caso il numero è uno, mentre nel secondo caso il numero è quattro. Però per arrivare a comprendere l'unica dimensione reale (o per meglio dire conosciuta) è necessario partire dalla prima dimensione filosofica. Prima di trattare, nel dettaglio, le varie dimensioni anticipo che visto che le prime quattro sono solo filosofiche eviterò di ripetere che scientificamente parlando non sono possibili. La prima dimensione da esaminare è quella in cui esiste il punto. Secondo la definizione geometrica il punto pur esistendo non ha nessuna dimensione. Quindi in questa dimensione si può dire che i punti sono infiniti. La seconda dimensione è quella a cui appartengono le linee. Sempre secondo la definizione geometrica un numero infinito di punti posti uno di seguito all'altro crea una linea. A seconda ...

Termini per definire una donna di facili costumi

Tutti conosciamo il significato della parola “prostituta”, ma spesso e volentieri questo termine viene sostituito da altri termini che non hanno lo stesso identico significato. Molte sono le parole utilizzate, ma molte pur avendo lo stesso identico significato hanno una derivazione dialettale e quindi non verranno trattate in questo articolo. Quindi una donna che si concede ad altri uomini può essere “classificata” nelle seguenti categorie: Prostituta; Mignotta; Puttana; Troia; Zoccola; Baldracca. Esaminiamo il significato esatto dei vari termini. Prostituta : esso indica una donna che concede il proprio corpo ad altri uomini in cambio di soldi. Una donna di questo tipo si concede a chiunque senza nessuna distinzione. Mignotta : secondo una corrente di pensiero questa parola deriva da un'errata lettura di una dicitura che si trovava sui documenti di nascita degli orfani. Secondo tale corrente, fino al XIX secolo, sui certificati di nascit...

Quali sono i colori primari?

Secondo la fotografia i colori primari sono tre: giallo, cyano (una tonalità di azzurro) e magenta (una tonalità di rosso). Da questi tre colori, combinandoli insieme, si possono ottenere gli altri colori: il verde (giallo e cyano), l'arancione (giallo e magenta) e il viola (cyano e magenta). Per ottenere tutte le varie tonalità basta usare proporzioni diverse dei tre colori primari. Poi esistono due colori che non sono definiti primari e che sono particolari: il bianco e il nero. Il bianco è l'essenza (o presenza) di tutti i colori, mentre il nero è l'assenza di tutti i colori. Quando si parla di tutti i colori si intende non solo i tre colori e le loro derivazioni, ma anche di altri tipi di colore. Gli altri tipi di colore sono: tutte le sfumature di giallo, tutte le sfumature di cyano, tutte le sfumature di magenta e tutte le sfumature di marrone. Questi colori non possono essere ottenuti in alcun modo se non utilizzando il bianco e il nero presi come co...

Codici segreti dei cellulari

Non tutti sanno che i cellulari/smartphone/tablet (quest'ultimi se hanno la funzione di cellulari) hanno inserito nel loro firmware, dei codici che permettono di accedere ad informazioni o a funzioni particolari. Queste informazioni e/o funzioni normalmente si possono eseguire solo tramite app oppure portando il dispositivo presso un centro di assistenza, ma esistono dei codici appositi che possono essere utilizzati senza nessun problema. Infatti, questi codici non vanno assolutamente ad inficiare la garanzia del dispositivo, perché non viene violata l'integrità software (tanto meno hardware). Inoltre, come già detto prima, sono codici inseriti dai costruttori stessi, Questi codici sono universali e vanno bene per qualsiasi dispositivo a patto che sia uno smartphone o tablet con la funzione di cellulare. Per i dispositivi più datati (i normalissimi cellulari) molte funzioni non saranno utilizzabili. *#06# Mostra codice IMEI *#0*# Entra nel menù di servizio ...

Tutti i proverbi e modi di dire italiani

Si dice che la saggezza di un popolo sia nei proverbi o che i proverbi siano la saggezza di un popolo. Ciò può essere vero soltanto in alcuni casi. Infatti molti proverbi provengono da osservazioni dirette di determinati fenomeni, ma non è detto che corrispondano sempre a verità. Però è certo che i proverbi fanno parte della tradizione di un popolo e ne costituiscono una parte fondamentale della loro cultura e della loro tradizione folcloristica. Per questo ho voluto creare questa raccolta di oltre 1400 tra proverbi e modi di dire italiani. Ho cercato di essere il più completo possibile, ma sono aperto a voler integrare uno o più proverbi suggeriti dagli utenti nei commenti o, se si preferisce, in forma privata tramite mail o WhatsApp (per maggiori info leggere la presentazione del blog nella pagina in alto a sinistra). La raccolta è suddivisa in tre sezioni: proverbi e modi di dire generali, proverbi modi di dire sui mesi, proverbi modi di dire sui santi e proverbi mo...

Raggi Infrarossi (IR)

Prima di iniziare l'articolo mi sembra doveroso spiegare che le tonalità di un colore (qualsiasi esso sia) sono chiamate, in ambito scientifico, frequenze o lunghezza d'onda e gli stessi colori sono chiamati radiazioni. Questo per spiegare il motivo per cui nella continuazione di questo articolo si parlerà di radiazioni, frequenze, ecc. Questa precisazione è doverosa perché addentrandosi sempre di più nell'argomento si useranno solo i termini scientifici. La luce che noi vediamo normalmente non è composta da un solo colore, ma da più colori. I colori visibili sono sette e sono i seguenti: rosso, arancione, giallo, verde, indaco e violetto. L'essenza di tutti questi colori da come risultato il bianco, mentre l'assenza di questi colori da come risultato il nero. In pratica si parla di rifrazione ( http://curiosity100.blogspot.com/2018/02/quali-sono-i-colori-primari.html ) il che significa che una superficie bianca riflette l'intero spettro, m...

Origine del simbolo del dollaro statunitense

L'origine di tale simbolo risaie a circa 500 anni fa ed esattamente alla scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo. È noto che Colombo approdò su un isola (San Salvador da lui così battezzata) dell'America del Sud. Ed è noto che per questo motivo, la Spagna, espanse i suoi confini in questo nuovo continente. Prima della scoperta dell'America, il simbolo della moneta spagnola era la lettera "C" intersecata da due linee parallele verticali. Le due linee rappresentavano le colonne d'Ercole (stretto di Gibilterra) mente la "C" rappresentava un nastro dove c'era scritto "Non oltre" (nulla oltre). Questo stava ad indicare che oltre la Spagna non c'era nessun altra terra: questo si credeva allora. Con la scoperta dell'America, Colombo, dimostrò che oltre l'Oceano Atlantico c'era una terra: lui pensava che fossero le Indie in realtà era l'America, ma comunque c'era una terra. A questo punto il...

Origini delle catene di S. Antonio

A tutti è sicuramente capitato di ricevere via posta cartacea o via SMS tradizionale o via mail o via messaggio di WhatsApp, Messenger, ecc. un messaggio (magari da persona conosciuta e fidata) in cui si esorta a inviare tale messaggio ad un certo numero di persone in modo tale da avere uno o più benefici. Inoltre questi messaggi mettono in guardia che il non inoltrare questo messaggio porta sventura o addirittura la morte. Bé non c'è niente di più falso. In rarissimi casi in cui si è verificata una o l'altra sorte non si tratta altro che di semplici coincidenze oppure, per chi pensa che ognuno di noi è artefice del proprio futuro, dall'aver fatto o detto determinate cose perché si verificasse quanto profetizzato da questi messaggi. Quindi non c'è nulla di vero. Come sono nate queste catene di S. Antonio? Che non ci sia nulla di vero oltre ai fatti già citati lo dimostra anche l'origine. Tale sistema è nato nel III Secolo d. C. In pratica tutt...

Differenze tra Windows, Linux e Mac OS

Per poter, meglio definire le differenze di questi tre software è meglio partire dal loro unico punto in comune: sono tutti e tre dei sistemi operativi (più avanti identificati dalla sigla SO – System Operating). Detto questo iniziamo con il vedere le varie differenze. Casa costruttrice : Windows è stato creato dalla Microsoft Corporation, MAC OS da Apple, Linux è stato creato da vari programmatori non meglio identificati. Infatti per questo SO dire Linux è dire nulla. Esistono varie versioni tutte gratuite e tutte open source (codice sorgente disponibile a chiunque), ma i principi base sono uguali e per comodità utilizzerò il termine unico “Linux”. Impiego : la prima differenza è nel vedere dove vengono impiegati questi SO. Per quanto riguarda Windows e Linux essi possono essere installati su un qualsiasi PC compatibile IBM, mentre MAC OS solo e soltanto su computer Apple. È doveroso precisare che utilizzando uno dei numerosi software che creano u...