Tutti o
quasi ricordano che nel 64 d.C. Roma venne quasi completamente
distrutta da un grande incendio.
Pensando
a quell'incendio si è portati a pensare che esso fu di natura dolosa
e che il mandante fosse l'imperatore romano di allora: Nerone Claudio
Cesare Augusto Germanico più comunemente conosciuto come Nerone.
La
realtà invece è completamente diversa.
Infatti
quando l'incendio scoppiò (la notte tra il 18 e il 19 Luglio del 64)
Nerone si trovava ad Anzio.
Appena
seppe dell'incendio si prodigò per cercare di salvare più romani
possibile e anche di arginare le fiamme...purtroppo fu tutto inutile.
Ma
cominciamo dall'inizio per far luce sulla vicenda.
Come
detto l'incendio iniziò la notte tra il 18 e il 19 Luglio del 64.
Il primo
focolaio si sviluppò nella zona del Circo Massimo e infuriò per
nove giorni complessivamente e il 27 luglio tutto era terminato.
Delle
quattordici regioni che componevano la città, tre (la III, Iside e
Serapis, attuale colle Oppio, la XI, Circo Massimo, e la X, Palatino)
furono totalmente distrutte, mentre in altre sette rimanevano solo
pochi ruderi rovinati dal fuoco. Erano salve solo le regiones: I
Capena, V Esquiliae, VI Alta Semita e XIV Transtiberin.
I morti
furono migliaia e circa duecentomila i senzatetto.
Numerosi
edifici pubblici e monumenti andarono distrutti, insieme a circa
4.000 insulae e 132 domus.
Nella
notte dell’incendio, Nerone (anche questo è già stato detto), che
si trovava ad Anzio, è tornato subito in città.
Ma ormai
le fiamme lambivano la sua residenza che egli aveva costruito per
congiungere il palazzo sul Palatino e gli Horti Maecenatis.
Nerone
cercò con ogni mezzo di fermare l'incendio, ma fu tutto inutile: si
fermò quando ormai non c'era più nulla da bruciare.
Nerone
si occupò di soccorrere i senzatetto, aprendo i monumenti e i
giardini di Agrippa sul Campo Marzio, allestendovi dei baraccamenti e
facendo arrivare viveri dai dintorni.
Ma
allora da dove deriva questa notizia infondata?
Da
Tacito, Svetonio e Dione Cassio.
Questi
tre personaggi hanno avuto tutto l'interesse a dipingerlo in modo
negativo.
Infatti,
Nerone, fu sempre in conflitto con il Senato, che era composto dalla
casta nobiliare cui appartenevano i suddetti storici.
Egli per
indole stava invece dalla parte del popolo, col quale amava
mescolarsi sotto mentite spoglie.
Basti
dire che ne spartiva le preferenze sia per le bettole (che bazzicava
di notte in incognito), sia per il tifo per i “Verdi” (i
conducenti di bighe nell’arena, in perenne competizione con gli
aurighi “Blu” della classe nobiliare).
Ma, a
parte ciò, a favore di Nerone parlano i provvedimenti, da lui
tentati a favore dei più poveri e sempre contrastati dal ceto dei
potentati.
Allora
come mai Roma è stata incendiata e da chi?
Innanzitutto
c'è da dire che Roma è stata incendiata varie volte, ma a parte
questo fatto il motivo di questo incendio (non doloso) è da
ricercarsi nella configurazione urbana di allora.
Roma era
una città venuta su senza alcun piano urbanistico. Le case, domus
patrizie o insulae plebee, erano state costruite riempiendo ogni
spazio tra una e l’altra.
Eccettuato
il fatto che sulle cime dei sette colli sorgevano gli edifici
istituzionali e le case dei patrizi, mentre in basso, nelle zone più
malsane dove acqua e scoli ristagnavano, sorgevano quelle dei plebei,
non si possono ravvisare altri criteri costruttivi sulla
distribuzione delle costruzioni per tipologia.
In ogni
caso, sia le domus che le insulae erano realizzate con l’impiego
diffuso di materiali infiammabili: le travi per reggere i tetti, i
cannicci per i solai e i pavimenti, le scale erano tutti elementi di
legno altamente infiammabili. Addirittura le insule, sempre
sovraffollate, raggiungevano anche i sei piani di altezza.
A tutto
ciò si deve aggiungere che per cucinare e riscaldarsi in quell’epoca
si ricorreva a bracieri senza veri e propri camini per contenere le
fiamme ed estrarre i fumi.
Sembra
poi che in piena estate, le condizioni fossero perfette per favorire
la propagazione delle fiamme, portate dal vento asciutto da una
costruzione all’altra che, come già accennato, sorgevano una a
ridosso dell’altra, separate da vicoli strettissimi e tortuosi che
oltre a non costituire valide barriere alla propagazione
dell’incendio impedivano alla gente di scappare e ai soccorsi di
intervenire.
Come
reagi Nerone dopo questo incendio?
A favore
del fatto che Nerone non fu assolutamente l'autore di tale incendio
c'è da vedere come ricostruì Roma.
Innanzitutto
vennero tracciati i percorsi delle strade principali stabilendone le
dimensioni.
Quindi
venne imposto che domus o insulae adiacenti non avessero muri in
comune, per evitare che fuoco e crolli potessero ripercuotersi
direttamente sulle costruzioni confinanti.
Fu
imposto anche che gli edifici dovessero essere realizzati con meno
legno possibile sfruttando pietre come quelle estratte dalle cave di
Gabio e di Alba per gli architravi sopra finestre e porte o per i
pilastri.
Venne
istituito un servizio di sorveglianza al fine di garantire a tutti i
luoghi della città l’arrivo di un quantitativo adeguato d’acqua.
Quindi
rese Roma una città più sicura, per quei tempi, dallo scoppiare di
incendi non dolosi.
Per
completezza d'informazione sempre secondo Tacito, Nerone si discolpò
della distruzione di Roma dando la colpa ai cristiani e così ebbe
anche la scusa per iniziare la persecuzione cristiana.
Anche
questa notizia è falsa.
È vero
che Nerone iniziò la persecuzione cristiana, ma di certo non per
trovare un capro espiatorio dell'incendio di Roma né tanto meno
cercò di discolparsi: non aveva nessuna colpa sull'incendio di Roma.
In
conclusione la colpa dell'incendio di Roma del 64 attribuita a Nerone
è solo una favola costruita dagli storici Tacito, Svetonio e Dione
Cassio. Nerone si prodigò per salvare più romani possibili e la
nuova Roma fu costruita per essere la più sicura possibile dagli
incendi non dolosi.
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